Orfano della prima guerra mondiale, l'iniziale formazione é quella di grafico pubblicitario.

Si forma all'interno dell' “Educatorio” che Giuseppe Borsalino nel 1899 aveva voluto costituire a beneficio dei figli dei suoi dipendenti, come complemento di istruzione elementare, finalizzato alla formazione della persona.

Data la sua innata propensione per il disegno, passa presto alle dipendenze delle officine litografiche del cappellificio “Borsalino Giuseppe e Fratello”.

E' degli anni 30' l'amicizia con il più anziano Cino Bozzetti che lavora solitario nella vicina Borgoratto; insieme a lui approfondisce l'osservazione della natura, trasferendo il frutto delle sue ricerche in disegni immediati, a carboncino o sanguigna, e nell'incisione all'acquaforte, tecnica praticata ancora sull' “antica gloriosa pietra” di Senefelder. “Sempre la mia amicizia e il mio interessamento per la tua arte non cesseranno”, scriverà a Sassi il 7 dicembre 1947, dopo anni di frequentazione.

Nel 1940, allo scoppio della guerra, è chiamato – e sarà richiamato a più riprese – sotto le armi, in Iugoslavia, a Cuneo, ad Alba. Dell'esperienza di guerra costituisce significativa testimonianza un album di ritratti e caricature di commilitoni e superiori.

Nel 1946 sposa Velia Emanuelli, conosciuta nello stesso Borgo Rovereto dove egli vive fin quasi dalla nascita e dove rimarrà fino al 1962.

In questo ambiente non manca di esplicare le proprie propensioni artistiche eseguendo molti ritratti di personaggi popolari della zona, quali il maniscalco, il carrettiere, il sellaio, la miope, Ritratto di Mariangela Gorrea.

Nel periodo della ripresa produttiva dell'immediato dopoguerra si intensifica la sua attività di disegnatore pubblicitario, attività che, svolta in collaborazione con le principali aziende tipolitografiche alessandrine, farà di lui punto di riferimento importante nell'ambito della creazione di bozzetti, ex libris e manifesti pubblicitari.

Si presenta per la prima volta al pubblico nel 1947, quando dal 4 al 20 ottobre, viene organizzata in Alessandria, al Circolo San Francesco d'Assisi, una sua mostra personale di una quarantina di disegni e miniature.

E' lo stesso Bozzetti a provvedergli il viatico per l'esordio ufficiale nella carriera artistica, commentando sulle pagine de “Il Piccolo” dell'11 ottobre: “ L'impressione che ho provato è stata di essere in presenza di una manifestazione originale di artista autentico, come dimostrano tre disegni a penna sorpresi sul vero di giovane donna”.

Nello stesso anno, insieme a “ un esiguo numero di amatori dell'arte” costituisce il “Gruppo Artistico Provinciale” di Alessandria con l'appoggio dell'Associazione Libera Artigiani.

Il sodalizio, che si propone l'incremento delle arti figurative in campo provinciale, svolgerà la propria attività per un trentennio e Sassi sarà un assiduo partecipante alle mostre annuali, anche quando esso “ presto degenererà in una forma di dilettantismo municipale”, provocando la “secessione” del cosiddetto “ Gruppo Pellizza da Volpedo”, del quale fanno parte Botta, Canestri, Sassi, Scapparone, Taddei e Vignoli.

Negli anni '50, 60' e '70 partecipa assiduamente a mostre organizzate dalla Società Promotrice delle Belle Arti di Torino e dall'Ente Provinciale per il Turismo di Alessandria, conseguendovi premi e riconoscimenti.

Accanto al disegno, alla miniatura, all'incisione e alla grafica pubblicitaria compaiono anche l'acquerello, cospicuo capitolo della sua arte, e alcuni oli. Temi dominanti della produzione pittorica continuano ad essere la piana alessandrina, i suoi fiumi e i paesaggi collinari, ma anche la natura “oltraggiata” dalla mano dell'uomo (Un Angolo del Tanaro, Prismi del Bormida, Prismi del Tanaro, Il Tronco Malato, Panni Stesi presso la Montecatini).

Nell'agosto del 1964 partecipa al Premio Nazionale di Pittura “ Città d'Imperia”, la cui mostra è allestita nel Palazzo del Governo. Vi è premiato con medaglia d'oro.

Altri riconoscimenti importanti gli vengono conferiti dal Centro Nazionale di Grafica di Arezzo, che nel marzo 1973 lo nomina Socio Benemerito.

Nel maggio 1976 la Galleria Carlo Alberto di Torino gli dedica una mostra personale.

A presentarlo, come in altre occasioni, è Armando Capri. La mostra richiama l'attenzione di alcuni tra i più noti esponenti della critica torinese come Angelo Mistrangelo, che sottolinea “ la luminosità intensa ed evocatrice dei disegni, nei quali si stempera, nel silenzio incombente, l'immagine sofferta della natura”, Angelo Dragone: “ Franco Sassi delinea ora con semplici segni, ora con mezzetinte, ma più ancora con la luce bianca del foglio di carta, le rive dei fiumi alessandrini …............ il tutto immerso in una luce che, dal fondo, sembra proiettarsi sull'avanti con una concretezza di effetti che riflette la più consistente realtà, ma anche la più allucinata delle immagini.” Marziano Bernardi: “ La luce che inonda, tra nette definizioni di forme, i suoi fogli più recenti, è indice di una nuova ricerca di suggestioni simboliche.”

Continua la sua attività espositiva, anche se il suo essere schivo lo porta lontano dai circoli culturali del tempo.

Gli ultimi tempi sono caratterizzati da una nuova essenzialità nei “prismi” in bianco e nero e nella serie dei cosiddetti “mostri”, forme assolutamente ambigue di tronchi, foglie e cortecce riarse, svuotate, che potrebbero rappresentare anche strani e favolosi animali, in una dimensione assolutamente visionaria.

Accanto a queste opere assistiamo all'esplosione cromatica dell'acquerello nella serie dei “ Fiori” e in quella delle “Marine”,  trasfigurate attraverso il ricordo dei giorni lontani trascorsi in Liguria con la moglie Velia.

Muore ad Alessandria nel 1993.

 

da: “Franco Sassi. L'esperienza umana, la vicenda artistica, la fortuna critica”.

Di Francesco Sottomano – Alessandria novembre 1998